Dieci Giorni, il fuoco, le parole di Maura Chiulli. “Ho sempre lottato per la libertà”. Alessio Romano intervista Maura Chiulli su “la Città”.
“A me interessa la realtà. Sento la necessità di vivere nel presente, di costruirmi un pavimento solido di consapevolezza , altrimenti il futuro mi ucciderà, mi vedrà sprofondare sotto il suo peso. Quando scrivo cerco di restare ancorata alla vita, solo così sento di poter, di tanto in tanto, sfiorare il sogno. Non mi piace chi mente, chi nega l’evidenza. Non accuso, non giudico, io racconto” […].
“Se difendessimo l’amore e l’autenticità, con la forza – a volte cieca – con cui difendiamo la tradizione, il futuro sarebbe meno spaventoso. Voglio umanità, voglio uguaglianza, voglio idee, progetti, futuro e la mia letteratura corre e instilla dubbi, genera visioni, racconta verità scomode, ammala e guarisce”.
“Scrivere rinunciando a dire tutto quello che vorremmo scrivere è difficile, ma credo sia una fatica necessaria. Il più grande vantaggio di questo sacrificio è l’incisività. In questo spazio temporale microscopico (Dieci giorni) ho nascosto la possibilità di salvare o condannare intere esistenze. Ho raccontato abdicando tante parole, perché credo che nel non detto un autore celebri la fantasia del suo pubblico, di chi sceglie di accostare i propri occhi al romanzo. Ho sempre lottato per la libertà e ho scelto di farlo anche in letteratura. Non svelare credo sia un atto di grande amore nei confronti dell’altro e di grande rispetto per la sua fantasia. Salvare o condannare le mie storie non spetta a me. Io racconto distillando, è così che mi piace. Ognuno potrà immaginare la vita di Lulu, di Tommaso, di Gina, prima o dopo dei miei dieci giorni e ognuno dei miei personaggi avrà avuto la possibilità di vivere centinaia di volte, in centinaia di occhi diversi”.
Join the conversation