Cronache dal big-bang | l’unica gioia al mondo è cominciare

“Sento l’esaltazione di un inizio al quale potranno seguire svolgimenti molteplici, inesauribili […]. Vorrei poter scrivere un libro che fosse solo un incipit, che mantenesse per tutta la sua durata la potenzialità dell’inizio, l’attesa ancora senza oggetto. (Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore)”. Questo è un libro “solo di incipit”: i più significativi della letteratura mondiale (da Omero alla letteratura contemporanea) narrati, con “svolgimenti molteplici, inesauribili”, da una ventina di scrittori, a cui si aggiungono le testimonianze sulla “potenzialità” e difficoltà dell’inizio” di Raffaele La Capria, Dacia Maraini, Melania Mazzucco e Antonio Tabucchi raccolte dallo scrittore e magnifico “conversatore” Paolo Di Paolo. Giulio Ferroni offre un esempio di commento agli incipit di Marías e la compagna di viaggio Lidia Sirianni una divagante e divertente antologia sulle tecniche di esordio “rivelate” da grandi autori stranieri.
Il titolo, Cronache dal Big Bang, prende spunto dalla suggestiva immagine che appartiene ad uno dei libri più belli dedicato all’arte del raccontare, a cui rendo omaggio: Bruno Traversetti e Stefano Andreani, Incipit. Le tecniche dell’esordio del romanzo europeo, edito dalla Eri. Per loro, l’incipit resta il “luogo per eccellenza liturgico dell’arte narrativa, è lo schiudersi di una forma complessa i cui contorni futuri si dilateranno a tutti i territori della nostra esperienza e della nostra sensibilità”. Che l’incipit sia l’espressione stilistica privilegiata del desiderio di rinnovamento continuo lo testimonia autorevolmente Cesare Pavese. Nei suoi straordinari esordi narrativi, penso alla trilogia de La bella estate, dava carne e parola a questa intensa espressione del Mestiere di vivere: “L’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante. Quando manca questo senso – prigione, malattia, abitudine, stupidità – si vorrebbe morire”. E ancora, in magnifico equilibro tra il senso artigianale del mestiere della scrittura e quello della misteriosità dell’atto creativo, appuntava: “Scritta la prima riga di un racconto è già tutto scelto e lo stile e il tono e la piega dei fatti. Data la prima riga, è questione di pazienza: tutto il resto ne deve e ne può venir fuori”. “Tuttavia, un’opera d’arte riesce soltanto quando per l’artista ha qualcosa di misterioso”. [Fabio Pierangeli]

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Descrizione

“Sento l’esaltazione di un inizio al quale potranno seguire svolgimenti molteplici, inesauribili […]. Vorrei poter scrivere un libro che fosse solo un incipit, che mantenesse per tutta la sua durata la potenzialità dell’inizio, l’attesa ancora senza oggetto. (Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore)”. Questo è un libro “solo di incipit”: i più significativi della letteratura mondiale (da Omero alla letteratura contemporanea) narrati, con “svolgimenti molteplici, inesauribili”, da una ventina di scrittori, a cui si aggiungono le testimonianze sulla “potenzialità” e difficoltà dell’inizio” di Raffaele La Capria, Dacia Maraini, Melania Mazzucco e Antonio Tabucchi raccolte dallo scrittore e magnifico “conversatore” Paolo Di Paolo. Giulio Ferroni offre un esempio di commento agli incipit di Marías e la compagna di viaggio Lidia Sirianni una divagante e divertente antologia sulle tecniche di esordio “rivelate” da grandi autori stranieri.
Il titolo, Cronache dal Big Bang, prende spunto dalla suggestiva immagine che appartiene ad uno dei libri più belli dedicato all’arte del raccontare, a cui rendo omaggio: Bruno Traversetti e Stefano Andreani, Incipit. Le tecniche dell’esordio del romanzo europeo, edito dalla Eri. Per loro, l’incipit resta il “luogo per eccellenza liturgico dell’arte narrativa, è lo schiudersi di una forma complessa i cui contorni futuri si dilateranno a tutti i territori della nostra esperienza e della nostra sensibilità”. Che l’incipit sia l’espressione stilistica privilegiata del desiderio di rinnovamento continuo lo testimonia autorevolmente Cesare Pavese. Nei suoi straordinari esordi narrativi, penso alla trilogia de La bella estate, dava carne e parola a questa intensa espressione del Mestiere di vivere: “L’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante. Quando manca questo senso – prigione, malattia, abitudine, stupidità – si vorrebbe morire”. E ancora, in magnifico equilibro tra il senso artigianale del mestiere della scrittura e quello della misteriosità dell’atto creativo, appuntava: “Scritta la prima riga di un racconto è già tutto scelto e lo stile e il tono e la piega dei fatti. Data la prima riga, è questione di pazienza: tutto il resto ne deve e ne può venir fuori”. “Tuttavia, un’opera d’arte riesce soltanto quando per l’artista ha qualcosa di misterioso”. [Fabio Pierangeli]

Informazioni aggiuntive

Autore
ISBN

978-88-89920-69-5

pagine

224

anno

2011

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